Chi avesse letto l’inserto “Economia & Finanza” di “La Repubblica” del 16 giugno si sarebbe trovato di fronte ad una vigorosa articolessa sulla normativa che regola il licenziamento dei furbetti del cartellino, ne riporto un brano:
“Quarantotto ore per essere sospeso. Due settimane per difendersi. Altre due per essere sbattuto fuori. Tempi duri (e stretti) per chi è beccato in flagrante a timbrare il cartellino per sé (o per altri) e poi va in palestra, a fare shopping, torna a letto oppure corre al secondo lavoro. Il decreto attuativo della riforma Madia (presentato a gennaio e da stasera legge dello Stato) fissa un tempo certo – 30 giorni – per decidere la sorte del dipendente pubblico furbetto. I correttivi al testo finale – che recepisce le sollecitazioni di Parlamento e Consiglio di Stato – blindano la tempistica dell’iter disciplinare fin qui molto lasco. ‘Per i furbetti del cartellino è finita la pacchia’, è ‘un provvedimento cattivo ma giusto’ ha detto il premier Matteo Renzi al termine del Consiglio dei ministri: ‘D’ora in poi si va a casa’.”
e d’improvviso mi torna alla mente il mitico Bollettino della Vittoria
“Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12 Bollettino di guerra n. 1268 a firma Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito
La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d’Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.”
Basta provare a recitare il brano tratto da “La Repubblica” con lo stesso tono a la stessa scansione che si usano o, meglio, si usavano leggendo il Bollettino della Vittoria per coglierne appieno la baldanza e l’impeto. Alla radicalizzazione e velocizzazione delle sanzioni amministrative per i dipendenti si aggiungono provvedimenti contro i dirigenti distratti che arrivano sino al carcere e per soprammercato la richiesta dei danni ai furbetti del cartellino. Insomma una vera e propria marcia trionfale.
È interessante rilevare, a questo punto, che, a petto delle strida governative il silenzio è stato fragoroso e che, al massimo, si sono sentiti vivi complimenti, applausi e approvazioni. Per fare solo un caso, nel corso di una delle trasmissioni televisive che è solito adornare con la sua presenza, Matteo Salvini, Conducator della Lega Nord si è immediatamente dichiarato disposto a sostenere la legge avanzando casomai il sospetto che il governo non sarà determinato come dovrebbe.
Ora, è sin troppo chiaro che il mezzemaniche assenteista, il vigile urbano che timbra il cartellino in mutande ecc. non sono eroi popolari e che la loro decennale resistenza al lavoro non è mai passata per un’esplicita presa di posizione politica, qualsiasi cosa ne pensasse e ne pensi il professor Antonio Negri detto Toni, ma, casomai, per un grigia e patetica guerriglia quotidiana volta a garantirsi una vita di squallore e di noia libera, però dal lavoro. Insomma il nume tutelare di questo tipo umano è sempre stato e resta Clemente Mastella più che John Ludd ed anzi, negli ultimi anni, come è emerso dal controllo dei profili face book di alcuni di loro, si caratterizzano per vigorose intemerate contro i politici corrotti.
È però un fatto che, se veramente il governo in nome dell’efficienza capitalistica, romperà il factum sceleris che lo lega, e non da oggi, alle clientele che si annidano nel pubblico impiego, rischia di essere messa a repentaglio la vita quotidiana di chi costituisce queste clientele e che garantisce consenso all’ordine costituito.
Ne consegue che, fatto salvo che la legge Madia va combattuta per il suo prevedere la sanzione prima del giudizio visto che la sospensione dal lavoro con il solo assegno alimentare non è misura di poco conto, ci si dovrà attrezzare ad uno scenario che vedrà il lavoro pubblico, per un verso, messo peggio ma, per l’altro, potenziale soggetto di crescenti conflitti.
Cosimo Scarinzi